martedì 3 aprile 2012

Presentazione "Il Giallo e l'Azzurro". Relazione di Gaetano Celestre


Buonasera a tutti.
Ringrazio il signor Di Rosolini e tutto lo staff della Galleria Dir’Arte, per avermi ospitato oggi. Grazie a Giorgio Ruta e la compagnia de Il Clandestino per quella che è stata ben oltre una mera collaborazione. Grazie a tutta la stampa e gli amici, presenti e non presenti, partendo dal caro Michele Paolino di Post Scriptum, Carmelo Riccotti la Rocca di Novetv, Salvo Micciché di Ondaiblea, Adriana Occhipinti e Valentina Raffa per La Sicilia, Elisa Ragusa di Ragusa Oggi, Patrizia Gariffo de La Repubblica, Angelo Schembari de Il Giornale di Ragusa ma soprattutto – e lo cito infondo solo per i motivi che poi spiegherò nella mia breve relazione – il giornalista, scrittore, amico, Giuseppe Nativo, vero artefice della riuscita comunicazione di questo evento. Dire che si è fatto in quattro sarebbe un eufemismo, ma anche se la suddivisione fosse stata in più parti non potrei comunque affermare la sufficienza della quantificatrice locuzione metaforica. Grazie ancora una volta a Giuseppe Nativo.

Ringrazio per la loro presenza gli amici e soci del Centro Studi Feliciano Rossitto di Ragusa, gli amici in generale, la mia ragazza Irene e ovviamente i parenti più stretti.

Somma gratitudine e riconoscenza ai miei correlatori:
Cominciando dal carissimo Giorgio Sparacino che oggi mi ha onorato della sua arte, elevando le mie parole scritte ad un livello che era insospettabile quando furono riportate su carta.

Mi onora della sua presenza, ma soprattutto delle sue parole e della competenza, la giornalista e scrittrice Angela Allegria. E colgo ancora una volta occasione per esprimere riconoscenza a Il Clandestino.

Il caro Guglielmo Pacetto, penna elegante e acuta nel dettaglio, amico e collega di collaborazione sul blog Post Scriptum, più che un blog un vero Progetto. Conosciuto presso le incanutenti aule universitarie di Giurisprudenza, come del resto la stessa cosa si può dire per il vero organizzatore di questa Presentazione, l’amico carissimo Giovanni Denaro. Se Giuseppe Nativo è stato impagabile nel predisporre la sua rete informativa, senz’altro essenziale è stata la pianificazione messa in opera da Giovanni. Per non parlare ovviamente, della raffinata poetica del suo scrivere, l’eleganza del suo ritrarre la situazione socio-politica, la filosofia che riesce ad esprimere in poche pennellate di inchiostro da stampante. Se oggi sono qui è solamente grazie a lui.

Bene, spero di non aver dimenticato nessuno… anche se so che probabilmente è così! Come sempre qualcosa sfugge, ed è sempre qualcosa di importante. Passo alla mia relazione.

Sarò breve… come disse Tolstoji al suo editore, presentandogli “Guerra e Pace”.

 
Presentazione “Il Giallo e l’Azzurro” Modica 10/03/2012
“Come in basso così in alto”
di Gaetano Celestre
(http://gaetanocelestre.wordpress.com/)


Sicut inferius sic superius: se qualcosa resta di veramente importante da quegli alchemici insegnamenti contenuti nel Corpus Hermeticum del Trismegisto, è la fondamentale regola esistenziale che scaturisce da una visione in chiave più simbolica che letterale, al limite letteraria! Come in basso così in alto e viceversa…tuttavia non essendo venuto qui a dar cenni di esoterismo spicciolo, mi conviene spiegare subito a cosa mi riferisco:  secondo me non c’è poi grossa differenza tra “intelligenza” e “imbecillità”, tutto qui in fondo. In una recente presentazione pugliese ho dichiarato che Dio è un po’ cretino, fondandomi sul fatto che costruisce le montagne in roccia e non in cemento armato, come farebbero i nostri migliori architetti. Da allora, non essendo ancora stato fulminato, ritengo che Dio abbia compreso ciò che volevo dire e parzialmente magari approvato. Mi pare che suo figlio stesso se ne andasse in giro per la Galilea, sollecitando increduli e scandalizzati personaggi di alto rango, a cercare il suo volto divino in quello degli emarginati, ad esempio. Certo il cretino non si può dire che sia propriamente un emarginato, considerato che spesso siede in posti di potere. Sulla stoltezza divina, vi ricordo che sempre un uomo religioso, Rabelais, in un passaggio della sua mirabile opera, faceva sì che Panurge - dopo aver interrogato i sapienti e restando ancora indeciso se sposarsi o meno - ponesse i suoi dilemmi al cospetto della ragione di un folle. Salomone dice che infinito è il numero dei folli; e all’infinità non si può togliere né aggiungere nulla.
Se Dio è l’esempio più alto, il suo correlativo più basso potrebbe esser benissimo un cretino qualsiasi, un incapace, anche un inetto come Zeno Cosini. Non il principe delle tenebre, che vedo più come un ex dipendente messosi in proprio. Il cretino, o l’inetto, in balia del Caso, di quella corrente che sempre scorre più filosoficamente che mai, somiglia molto ad altro personaggio del Gargantua e Pantagruel, un giudice - da sempre apprezzato per le sue sagge decisioni - che sul finir della carriera viene scoperto nel metodo di giudizio, cioè il lancio dei dadi. Qualcuno avrà da recriminargli qualcosa per il suo passato? Bisognerà invocare la responsabilità civile? Ci si può chiedere: “ma a manu ri cui hamu statu?”, senza dubbio! Ma fatto sta che quel magistrato, aveva giudicato sempre bene… Il dubbio diviene così etico, e dunque mi tolgo subito da questo ambito per non cader nel moralismo. Anche se non me la sentirei mai di giustificare un fine terreno, pur raggiunto con mezzi divini. Per il fine divino - mezzi umani o ultraterreni che siano - se la veda il Consesso Olimpico.
Come faceva il giudice a ‘nsirtalla sempri? Dalle nostre parti si dice che Dio aiuta sempre bambini e stupidi. Solo che noi questo aiuto non riusciamo a riconoscerlo, o non credendo nelle divinità, rifiutiamo l’idea che ci sia qualcuno – dotato di caratteristiche soprannaturali - che intervenga in favore di altri. E allora, in tal caso, la giustezza di un comportamento di un cretino qualunque dipenderà, per forza di cose, dalla compartecipazione del Caso. Passo avanti:
Ergo, dai vari sillogismi posti in essere alluvionalmente, ne vien fuori che siamo tutti sotto le ali del Caso. Non andrò oltre nello spiegarvi che per il mio senso religioso, tale Caso è solo l’ennesimo travestimento del Fato, o almeno lo spero un po’ sempliciottamente a la Pascal-da insegnamento liceale.

Ricordavo recentemente ad alcuni amici, che uno degli attacchi più importanti posti in essere - per via letteraria - al genere “giallo” così come lo conosciamo, ha paternità tra le idee di Durrenmatt. Il grande scrittore si lamentava della consequenzialità eccessiva degli intrecci nelle storie poliziesche (Vd. La Promessa). Assurdità del tutto umana questa, accertata l’incongruenza logica della quasi totalità degli accadimenti terreni.
L’intervento del Caso – comunque lo si voglia intendere - è essenziale per capire le dinamiche di investigazione di Piero Menardo, il personaggio principale del mio romanzo. Un metodo del tutto simile, ma per via inconsapevole, a quello olistico di Dirk Gently, protagonista di La Lunga Oscura Pausa Caffè dell’Anima di Douglas Adams. Gently crede fermamente che ogni tipo di evento, tutti gli eventi, siano correlati ed in dipendenza stretta tra loro. Faccio un esempio: per sapere se avremo mai un buon governo eletto, in Continente, pur non volendo in ogni caso andar più a votare, si può cercare la risposta deducendola da un evento apparentemente non collegato direttamente, come l’involuto atto di pestare un consistente escremento fresco sull’asfalto. In effetti, il discorso è anche supportato in Fisica da dotte teorie. Nota è la storiella della farfalla che batte le ali dall’altro capo della Terra e di come lo spostamento dell’aria conseguente possa causare un ciclone nella parte opposta. Con tale metodo di inchiesta, Dirk Gently cerca di risolvere i suoi casi. Lo fa consapevolmente…
Menardo invece vi si trova in mezzo - in balia degli eventi - e senza rendersene conto arriva comunque allo stesso risultato di Gently. Si ammetterà che il mio Menardo è molto più cretino di quello di Adams.

Piero Menardo è un investigatore privato che ha conseguito la licenza da detective su internet, è uno che non trova lavoro o che comunque non vuole lavorare perché non gli piacciono i mestieri che gli propone questa frenetica società dei nostri giorni. È anche un po’ cretino, c’è poco da fare, ed il suo metodo d’indagine è un tantino opinabile. Il riferimento diretto del mio Menardo va cercato comunque tra le pagine di Borges. Il Pierre Menard di Borges, lasciandosi dettare le parole dal Caso, vuole riscrivere il Chisciotte, così come lo scrisse Cervantes, parola per parola, ma – sempre parola per parola - dotandolo di un nuovo senso. Lo scrittore argentino dice: Inutile specificare che non pensò mai a una trascrizione meccanica dell’originale; il suo proposito non era di copiarlo. La sua ambizione mirabile era di produrre alcune pagine che coincidessero – parola per parola e riga per riga – con quelle di Miguel de Cervantes. Si tratta dunque di un lavoro che va a collegarsi direttamente al mondo della metafisica e dell’iperuranio platonico, cose che in ogni caso lasciano al Caso la corrispondenza delle parole di Cervantes con quelle utilizzate da Menard. Perché uguali dovranno risultare alla fine di questo lavoraccio inutile. Il mio Piero Menardo persegue la soluzione della sua indagine utilizzando un metodo in tutto e per tutto analogo, inconsapevolmente, come già ribadito. Se Bagni Achei era il libro delle follia momentanea che giustifica l’incapacità di intendere e volere. In Il Giallo e l’Azzurro resta l’incapacità strutturale ma l’Intenzione e la Volontà non sono affatto assenti. Sono inconsce intenzioni, probabilmente, ma sostengono comunque la condizione di imbecillità.

Inconsapevolmente cretino, si potrebbe dunque dire di Menardo (come di Menard), come per la più alta percentuale di Noi cretini, che già credo maggioranza siamo nell’universo tutto.
Quale significato diamo al termine cretino? E conseguentemente come distinguiamo il cretino da chi non lo è? Nel dubbio, io comprenderei nella categoria persino tutta l’umanità, non si sa mai! Esiste qualcuno che in vita sua non ha mai commesso una stupidaggine? Anche un qualcosa che non è stata vista da altri e resta segreta, nei recessi più pungenti della auto-coscienza???

Filologicamente parlando, partendo dall’etimologia di “cretino”, una delle tesi che va per la maggiore ritiene che la parola possa derivare da christianus, in francese chretien, persino nome di persona (ricordo Chretien de Troyes). Termine abbastanza simile a crétin (cretino), senza dubbio. Il cristiano, inteso come spirito semplice e ingenuo (si dice, un “povero cristo”). Oppure, dal punto di vista pagano, il cristiano come stolto e assorto nella contemplazione di misteri uni e trini o roba simile. Stupefatto (da Stupeo, stessa derivazione di Stupidus), inebetito da questi dogmi inspiegabili.
Mi rendo conto che giungere ad una soluzione condivisa è cosa impossibile. Ed è un bene che sia così, poiché come spesso mi è capitato di ripetere, è più probabile che la Verità si trovi nella contraddizione che non in una sola asserzione.
Si potrebbe tentare di fare un elenco di cretini, o almeno quelli che riteniamo tali nelle più diverse accezioni, e poi provare a costruire in un sistema probabilistico, dei raffronti di media o qualcosa del genere. Roba da matematici, come Carlo Maria Cipolla, che nel ’76 pubblico una Teoria sulla Stupidità della quale mi piace ricordare le prime due leggi fondamentali:
1)      Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.
2)      La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa.

Fruttero e Lucentini ne saranno stati influenzati certamente per il loro La prevalenza del cretino del 1985. Lo leggo soprattutto nella asserzione: Il cretino è imperturbabile, la sua forza vincente sta nel fatto di non sapere di essere tale…
Sensatamente in linea Sciascia, in una intervista risalente al ’79: è ormai difficile incontrare un cretino che non sia intelligente e un intelligente che non sia cretino.
L’elenco, la lista dei cretini del mondo culturale, mi sembra una cosa divertente da fare, così, sommariamente perlomeno, cominciando da Cervantes: se Don Chisciotte è folle, di sicuro Sancho Panza è un po’ stupido. Rimanendo ai cavalieri erranti - nel senso di cavalieri che errano in quanto sbagliano – il mio amato Orlando Furioso raccoglie moltitudini impressionanti di imbecilli, a partire da Orlando stesso, con i suoi occhi strabici. Niente contro chi è affetto dall’imperfezione di Venere, ma senza dubbio lo strabismo fa parte nell’iconografia classica dell’immagine-tipo del sempliciotto. Si pensi ai molti personaggi di Tognazzi. Ma andiamo avanti: l’opera di Rabelais è stata già citata; Candide è un cretino, ma ancor più cretino è quel tutto-lingua di Pangloss che cerca di convincerlo di quanto sia bella e da guardar con ottimismo persino la sfiga più nera e continuativa. Da altro punto di vista, più vicino a quello di Pangloss e del mondo progredito, perfetti cretini sono gli abitanti di Eldorado, che pur vivendo in mezzo alle ricchezze, non le degnano di interesse, pur di vivere tranquillamente, in pace. Un po’ scemo è Socrate, uno che fa la réclame per una nuova bibita: “Bevi Cicuta, e salvi Atene dal Default!”. Poteva fuggire e non lo fece, un cretino! Platone non meno di lui, che poco diligentemente si recò da Dionigi di Siracusa per consigliargli una sorta di sua abdicazione in favore della Repubblica. Ma che si aspettava? Dionisio che spalancava le braccia e gli diceva: “prego, fa pure, o grande pensatore, che io me ne vado a mare a farmi un bagno!”? E poi c’è Giona che tenta la fuga pur conoscendola impossibile, viene ingoiato da una balena come Pinocchio e alla fine vaticina qualcosa che poi il suo Dio non fa avverare. C’è quella credulona di Medea, Paperoga, Plutarco che viene dalla Beozia ed è dunque Beota, Thoureau che vuol andare a vivere nei boschi avendo il sogno americano tra le mani, Fetonte che dà fuoco a mezzo cielo perché non ha la patente e decide di guidare lo stesso il carro di suo padre. Il vecchio a mare di Hemingway che si è fissato con un pesce, come il Capitano Acab d’altro canto. Don Ferdinando Uzeda, il babbeo, che tra alberi piantati al contrario e altri strambi esperimenti agricoli, è in fin dei conti il meno stolto di tutta la sua famiglia. Il giovane Holden, che è il simbolo di certa stupidità statunitense di ogni tempo. Le Mille e Una Notte, bellissimo libro infinito, coacervo di personaggi cretini. Il Barone Rampante è un idiota, alla luce del nostro urbanizzato stile di vita. Dostoevkij dichiara le idiozie sin dal titolo. Filottete è un cretino, viene abbandonato su un isola perché gli puzzano i piedi - Odisseo aveva il naso fino - poi quando si scopre che gli Achei non avrebbero mai potuto vincere a Troia senza di lui, allora vanno per richiamarlo. E lui che fa? Accetta! Imbecille, bisognava mandarli a quel paese, a questo punto. Paride, a causa delle sue tante imbecillità, non meritava altro che la morte per mano di Filottete, mi sembra chiaro. E di dubbi sulla stupidità di Sherlock Holmes ne sono stati posti parecchi, nel corso degli anni. Watson gli risolveva i casi – cosi si dice – ma i meriti se li prendeva il tossicomane. Chi è più scemo? Arnolp Archilocos, che si fidanza con una prostituta e comincia una magnifica scalata sociale senza capacitarsi del perché; il Mulo di Asimov che si maschera da cretino per governare l’Universo controllando le menti degli altri; i pompieri di Ray Bradbury che bruciano libri; il bianconiglio, sempre di fretta; tra gli eteronomi di Pessoa, il principale mi sembra il più genialmente deficiente (soprattutto nella fase in cui si presentava dalla fidanzata Ofelia Quieroz dichiarando per quella sera di essere altri); Don Abbondio è un cretino rispettabilissimo (molto meno scemo e antipatico dei due innamoratini, intendiamoci), lo ammiro e provo le stesse invidie del Manzoni; Eraclito scrive solo per l’elite letteraria e gli altri evidentemente siamo tutti scemi; Giufà o l’intero circolo di Pickwick che è composto da gentilissimi e divertentissimi cretini; la zia Maria dell’Ora di Rosolini ed il cavalier Formica che riuniva in sé il principe azzurro, il barone, il prefetto, l’avvocato e l’impiegato al municipio. Più un mulino, tre ettari sott’acqua, cinquantasei ettari di carrube e una casa palazzata. Ovviamente la “saggezza” con le virgolette dei 39 anni glielo rendeva persino affascinante; A Ciascuno il Suo si conclude con l’asserzione: Era un Cretino! Musil parla del regno della saggezza come di una regione desertica e in genere schivata dagli uomini. Umberto Eco dedica al tema una più o meno breve/lunga disquisizione, magistralmente particolareggiando sul significato e le differenze tra i termini: cretino, stupido, imbecille e matto. Un intero capitoletto – il decimo della Terza Parte, Binah, del Pendolo di Foucault – ricordo sinteticamente il pensiero di Belbo: “Chiunque, a ben vedere, partecipa di una di queste categorie. Ciascuno di noi ogni tanto è cretino, imbecille, stupido o matto. Diciamo che la persona normale è quella che mescola in misura ragionevole tutte queste componenti, questi tipi ideali.
Non a caso tutte queste citazioni, ci s’intenda, come ha detto il giornalista e critico d’arte pugliese Marino Pagano, Il Giallo e l’Azzurro è un libro che contiene altri libri. Il dubbio principale, tuttavia, dopo questo breve elenco, è sempre quello: cosa s’intende per cretino? Ci sono cretini buoni e cretini cattivi? Cosa si intende per buono e cattivo?  Nel dubbio c’è una certezza: in un racconto di Borges due teologi che per tutta la vita si sono osteggiati, al momento della morte vengono – l’un con l’altro - nell’identità, confusi da Dio. Temo che l’errore si ripeterà ancora, quando il cretino si presenterà di fianco all’intelligente.
Sicut inferius sic superius.

Gaetano Celestre

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